Danilo Donzelli

Fotografia e cornici su misura

Luna Park – 2016

Danilo Donzelli, Luna Park, Galleria E23, 02 marzo 2016.

La natura si ingegna ad imitare l’arte, scriveva Ovidio nel suo Simulaverat Artem: purtroppo, oggi, l’ingordigia umana e la sua empietà stanno lentamente distruggendo quella natura che, silenziosamente, dà tanto senza chiedere nulla in cambio se non il giusto rispetto e l’attenzione necessaria alla sua salvaguardia.

L’impatto antropico ha raggiunto, nell’ultimo secolo, una velocità e profondità di influenza senza precedenti. Gli effetti sono molteplici e stanno letteralmente cambiando l’aspetto del nostro pianeta e del nostro vissuto quotidiano.

L’occhio attento di Danilo Donzelli coglie i tristi dettagli di questi mutamenti inesorabili; e lo fa con un’arma spesso usata nella storia dell’arte: l’ironia.

Ed ecco che il sipario si apre dinanzi agli spettatori ed essi iniziano il loro percorso in quel Luna Park, in quel parco dei divertimenti nel quale a divertirsi è unicamente l’uomo senza etica né morale, pronto a mortificare la natura per rincorrere i suoi interessi.

E allora quel golfo di Napoli osservato da lontano da una roccia con le fattezze di un profilo umano sembra attendere, quasi rassegnato, l’ennesimo scempio; scempio che puntualmente si coglie negli scatti successivi: il cemento che nasconde e cela l’orizzonte, un bellissimo cielo azzurro la cui contemplazione è resa impossibile, ancora una volta, dall’agire umano; cartelli stradali abbandonati nel verde e quel verde che riesce a convivere con essi, quasi abbracciandoli e facendoli diventare una sua parte integrante.

Donzelli gioca con gli elementi compositivi delle sue fotografie; gli ossimori di significato e di significante si schiudono negli elementi naturali: piante, arbusti, fiori, isolati e quasi decontestualizzati dialogano, con sapiente maestria, con il cemento; stabiliscono con esso rapporti e rimandi continui.

Gli scatti di Danilo Donzelli restituiscono immagini pregne di speranza: la natura sembra non volersi arrendere alla brutture poste in essere dall’uomo; sembra continuamente cercare il modo di non soccombere ad esse. Ma ogni sforzo sembra vano quando l’occhio dello spettatore si posa sui colori sgargianti e carichi di gioia della betoniera che, immaginiamo, continua inesorabile a girare, a produrre cemento, a innalzare muri, a costruire mostri che, senza alcuna pietà, faranno della natura e del paesaggio il loro personale Luna Park.

Obiettivo ricercato da Donzelli è quello di ricostruire o evidenziare un legame tra l’opera d’arte (la fotografia nel nostro caso) e l’ambiente; un legame capace di produrre una nuova visione del paesaggio e, al contempo, di fornire gli strumenti per decodificarla e metterla in atto nella quotidianità.

Del resto una fotografia è la descrizione di un attimo senza il quale essa stessa cesserebbe di esistere; ed è proprio quell’attimo, quel preciso momento nello spazio e nel tempo che dovrebbe contribuire a modificare la nostra coscienza del mondo. Per Danilo Donzelli la fotografia è, dunque, un mezzo insostituibile per fare “memoria visiva” dell’incidenza dell’uomo sul paesaggio e sulla sua ingerenza sulla natura: è fotografia terapeutica intesa come strumento di riattivazione della percezione  e della sensibilità umana.

Luca Palermo